venerdì 29 agosto 2008

Colaninn'Alitalia

Roberto Colaninno s'immola per risolvere l'affare Alitalia...
A leggere l'intervista che oggi ha rilasciato a Ezio Mauro su "La Repubblica" sembra proprio che il senso di dovere e di sacrificio non gli manchino. Un campione d'altruismo che durante l'intervista infatti confessa anche (bontà sua) che non ha avuto nessun beneficio nemmeno quando ha guidato la Telecom... Ma davvero?? Mi riesce veramente molto difficile crederlo.
Facciamola finita, per favore.
Certo se la situazione dell'Alitalia è quella odierna la colpa non è sua; è una delle solite storie italiane dove a pagare è sempre il popolino: assunzioni politiche ce ne sono state in Alitalia o no? Una gestione dissennata ci sarà stata o no? Un diffuso menefreghismo di molti governi durato per lunghi anni c'è stato oppure no? E chi pagherà tutto questo sfascio? E'altrettanto chiaro oppure no? L'uomo è in visibile difficoltà: deve assolutamente giustificare in qualche modo epico la sua impresa: addirittura si sente veramente scosso dalle implicazioni sociali che questa operazione avrà; è in serio imbarazzo, poverino. E addirittura dice: "E'un dovere salvarla, è una bandiera nazionale, si chiama come il mio Paese, non conta chi mi ha chiamato a questo sacrificio". Come Riccardo Cuor di Leone, si va alle crociate per Nostro Signore, ma se nel frattempo si colonizza, ci si arricchisce, si scannano e si defraudano altre popolazioni non conta nulla. Quando Ezio Mauro gli fa notare che è un privilegio salvare un'azienda addossando tutti i conti in rosso e tutto il personale in eccesso allo stato, garantendogli protezione sulle rotte più proficue, lavorando -in sintesi- solo sulla parte "buona" di Alitalia e magari tra qualche anno rivenderla con qualche ottimo guadagno, allora infatti il tono cambia: dice Mauro:"Non è un privilegio ottenere degli utili scaricando i costi sullo stato?" Risponde Colaninno Cuor di Leone: "Dello Stato abbiamo già parlato. Quanto ai privati, che vendano secondo convenienza fa parte della logica di mercato. Non sfruttiamo il pubblico, cogliamo un'opportunità di mercato, ma attenzione: il risultato sarà dato da quell'opportunità più le nostre capacità e il nostro impegno. Colgo una sfida, mi metto in gioco, seguo la mia etica e pago le tasse. Se a un certo punto vendo perché mi conviene, mi dica, perché no"?
Come dicevano i romani 2000 e passa anni fa? Pecunia non Olet?
E allora perchè il buon Colaninno si ostina a spacciare per amor patrio ed altruismo un banale (e comprensibilissimo, si badi) interesse per i soldi che deriveranno dal "salvataggio" della compagnia di bandiera? E dalle manovre sui terreni limitrofi agli aereoporti? E dalla gestione delle società aeroportuali? La risposta di Colaninno è a dir poco surreale: "Provo a dirlo in modo semplice: la responsabilità. Se fai l'imprenditore, una sfida come questa ti chiama, come un dovere. La proposta è di Berlusconi? Ma lui è il capo del governo, e al governo l'hanno mandato gli italiani. Delle due l'una: o vado via da questo Paese, o ci rimango e provo a fare la mia parte, quel che so fare e che mi piace anche."
Anche io ho un'attività commerciale, ma non per questo lo Stato si accolla i miei debiti, i miei dipendenti nè mi protegge in alcun modo.
C'è un unica risposta al fatto che Colaninno resti in Italia: solo in questo paese poteva capitargli un'occasione del genere.
E c'è un'unica risposta anche al fatto che anche io resti ancora in Italia: sono un cretino!!!
Amen!!

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