Il testo seguente è tratto da un brano del libro di Marco Travaglio "La scomparsa dei fatti".
La notizia senza nome
Il 27 novembre 2005 l'Usigrai, il primo sindacato dei giornalisti RAI, dirama un comunicato del suo segretario Roberto Natale:
Le informazioni sul processo romano a Cesare Previti, che oggi i lettori del Corriere della Sera hanno trovato a pagina 18, erano in possesso, nelle stesse modalità, del titolare milanese della cronaca giudiziaria della RAI, Carlo Casoli. La notizia è rimasta però nella sua penna: nessuna delle quattro testate nazionali (i tre tg e il Giornale radio) ha voluto ieri mandare in onda il servizio o dare la semplice informazione. E poiché le vicende serie hanno talvolta un aspetto comico, Casoli si è anche sentito fare, da una delle quattro testate, una proposta singolare: "Mandaci pure il servizio, ma per cortesia non fare nomi". Evidentemente la preoccupazione di offrire un nuovo fianco a critiche già roventi è più forte dei doveri di correttezza dell'informazione. Questa la situazione della RAI di oggi, che il Presidente del Consiglio ama invece immaginare impegnata nella militanza antiberlusconiana.
Chi pensasse a uno scherzo o a una leggenda metropolitana trattenga pure le risate. E' tutto vero, come ho potuto verificare parlando con il collega Carlo Casoli. Ricapitolando, è accaduto questo.Il 20 novembre 2005 Casoli scopre che la procura di Roma [...] ha chiesto il rinvio a giudizio di Cesare Previti per corruzione giudiziaria: diversamente dall'oggetto dei processi di Milano SME-Ariosto e IMI Sir-Mondadori, questa volta l'avvocato-deputato-imputato berlusconiano non è accusato di aver corrotto magistrati, ma un perito del Tribunale capitolino, Angelo Musco, colui che quantificò in circa 1.000 miliardi di lire il risarcimento (che poi risulterà non dovuto e frutto di sentenze comprate) a cui doveva essere condannata la banca pubblica IMI nei confronti del gruppo Sir del petroliere andreottian-previtiano Nino Rovelli.Tutto contento per lo scoop, Casoli avverte le direzioni delle quattro testate giornalistiche RAI - Tg1, Tg2, Tg3 e Giornale radio - per prenotare lo spazio necessario al servizio. Ma la risposta, unanime, è che il servizio se lo può scordare e il suo scoop lo può raccontare ai parenti stretti. [...] Meglio lasciare che lo scoprano i giornali e poi, eventualmente, copiarla da lì. Ma Casoli, giornalista coscienzioso che non ha perso l'amore per il suo lavoro, insiste. E alla fine, dopo lunghe trattative, ottiene il via libera da uno dei quattro notiziari (né lui né l'Usigrai preciseranno quale). Ma ad una condizione: che non faccia i nomi dei protagonisti della vicenda. Sulle prime pensa anche lui ad uno scherzo. Come si fa a raccontare che Previti è imputato a Roma di corruzione dal perito Musco per la causa Imi-Rovelli insieme a Pacifico e Acampora, senza nominare Previti, Roma, Musco, Pacifico, Acampora, Imi e Rovelli? Il giornalista chiede al suo superiore se ha capito bene. Quello conferma: "Hai capito bene, niente nomi". A quel punto Casoli si mette al lavoro, nel tentativo disperato di confezionare la prima notizia senza nomi del giornalismo mondiale. Ma alla fine si arrende e comunica a chi di dovere che, senza nomi, non si capirebbe niente e dunque, a malincuore, si vede costretto a rinunciare. Così nessun telespettatore verrà mai a sapere quella notiziola da niente, salvo i fortunati lettori del Corriere della Sera, che la scopre e la pubblica alcuni giorni più tardi.E' un vero peccato che Casoli abbia gettato la spugna, perché il servizio senza nomi avrebbe fatto il giro del mondo e sarebbe stato studiato in tutte le scuole di giornalismo dell'orbe terracqueo. Proviamo ad immaginarne il testo (quanto alle immagini, non potendo mostrare il volto indimenticabile di Previti , si sarebbe dovuto ricorrere a filmati di repertorio, magari degli archivi di Piero Angela: branchi di stambecchi saltellanti sul Gran Paradiso o un leggiadro tramonto sul Bosforo).
"Buonasera. Oggi la Procura di una nota capitale europea, che non citiamo per mantenere la suspense, ha chiesto il rinvio a giudizio di un noto parlamentare di una repubblica che si affaccia sul Mediterraneo (e che non nominiamo per la legge sulla privacy). L'uomo, di professione avvocato, già ministro della Difesa, membro di un importante partito (che non nominiamo per rispetto del pubblico più impressionabile) e braccio destro del capo del governo uscito a sua volta da vari processi per amnistia, attenuanti generiche, prescrizioni o depenalizzazioni dei suoi reati varate da lui medesimo, è accusato di aver corrotto un perito di Tribunale (il cui nome non citiamo per non offendere il comune senso del pudore) affinché liquidasse un megarisarcimento pubblico non dovuto alla società di un petroliere (il cui nome taciamo per rispetto dei minori all'ascolto). Grazie per la cortese attenzione e a voi tutti buonasera."
Nessun commento:
Posta un commento