giovedì 19 giugno 2008
Impregilo, due o tre cose che so di lei - di Zeno Leoni
Nell'aprile scorso questa grande società per azioni italiana si è aggiudicata l'appalto per la costruzione dell'uscita ad ovest del porto di Ancona. Come i cittadini sanno, l'uscita è un'infrastruttura che ha lo scopo di sgravare il porto dall'eccessivo traffico di mezzi pesanti provenienti da Grecia, ex Jugoslavia e Turchia, una parte della città e della sua periferia. Il progetto è stato ampiamente criticato da cittadini che non vorrebbero affacciarsi dal terrazzo di casa e trovarsi di fronte una sopraelevata. Ma questa è un altro aspetto della vicenda.
Piuttosto, molti anconetani non sanno quale sia il recente trascorso dell' Impregilo, società dal fatturato di 2,627 miliardi di euro nel 2007, scelta dal consiglio di amministrazione dell'Anas di Roma come promoter per l'avvio del project financing dell'uscita ovest del porto della città.
Ponte sullo stretto - Il principale general contractor italiano nel settore delle grandi opere, si aggiudicò nell'ottobre del 2005 la gara internazionale per la realizzazione del ponte sullo Stretto, guidando una cordata di imprese, internazionali anch'esse.
Quest'opera come si poteva immaginare si è dimostrata una vera e propria patata bollente per chiunque intenda farci dei guadagni.
Il 4 novembre del 2005 la “Direzione investigativa antimafia” denuncia che “Cosa nostra tende a rafforzare la propria maglia invasiva con interventi volti a tentare di interferire anche sulla realizzazione di grandi opere d'interesse strategico nazionale, quale ad esempio il ponte sullo stretto”.
Sul progetto si aprono due inchieste.
Una riguarda l'impatto ambientale sul territorio, materia sulla quale l'Unione europea si era già espressa avviando una procedura d'infrazione già il 25 ottobre, poiché lo studio del Governo “non è stato fatto correttamente”. L'altra inchiesta condotta dai Pm di Monza, Pizzi e Mapelli, riguarda invece direttamente l'Impregilo.
La procura si mosse a seguito dell'intercettazione telefonica di una conversazione tra l'economista ed editorialista del Foglio e del Giornale Carlo Pelando e Paolo Savona, all'epoca presidente della multinazionale.
Gli investigatori stavano registrando le conversazioni dei vertici di Impregilo nell'ambito di un'inchiesta per falso in bilancio e false comunicazioni sociali , nella quale sono indagati a vario titolo Paolo Savona e Pier Giorgio Romiti, figlio dell'ex presidente di Fiat.
Nella telefonata Pelanda sostiene di essere stato rassicurato da Marcello Dell'Utri circa la vittoria della società di Savona, cosa che è poi avvenuta e che un bookmaker siciliano, esperto in scommesse sulle gare d'appalto dava favorita da tempo.
In effetti il 13 ottobre la gara è stata vinta da Impregilo. Quando gl'investigatori chiedono a Savona che cosa c'entrasse Dell'Utri, lui risponde che “Pelanda mi stava spiegando che noi eravamo obbiettivamente i favoriti”. L'economista conosceva bene il senatore di Forza italia, visto che era stato presidente dei circoli del “Buongoverno”. Dunque, la vittoria della gara d'appalto fu una coincidenza? Mistero.
Ad ogni modo le magagne giudiziarie della società che dovrà lavorare per l'uscita ad ovest del porto di Ancona non finiscono qui.
Rifiuti – Nell'anno 2000 la Fibe (sigla ottenuta dai nomi delle imprese Fisia , Impregilo, Babcock, Evo Oberrhausen ) si aggiudicò l'appalto statale per l'intero ciclo di raccolta e smaltimento industriale dei rifiuti della regione Campania .
Notare bene, Fibe e Fibe Campania sono aziende del Gruppo Fisia, a sua volta controllata al 100% da Impregilo. Uno dei principali motivi per cui l'appalto fu vinto dal Gruppo Impregilo riguardò il ridotto tempo di realizzazione degli impianti di incenerimento. I tempi di realizzazione dell' inceneritore di Acerra contrattualizzati erano di 300 giorni. Attualmente l'inceneritore non è ancora concluso.
Il 27 giugno 2007 il gip del tribunale di Napoli, accogliendo le richieste che erano state formulate dalla procura, deposita un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti degli esponenti del commissariato straordinario per l'emergenza e delle società responsabili degli impianti per lo smaltimento dei rifiuti (Impregilo, Fibe, Fibe campania e Fibe italimpianti).
L'ordinanza contiene accuse durissime: le imprese sono accusate di aver operato una “truffa aggravata ai danni dello stato e frode in fornitura”. Tra i 28 indagati figurano i vertici dell'Impregilo Piergiorgio e Paolo Romiti, ex resposabili del gruppo delle società che hanno operato in Campania fino al gennaio 2006 come gestori dello smaltimento.
La magistratura di Napoli decide di congelare i conti correnti italiani del gruppo Impregilo, per un valore di 750 milioni di euro. Poi nel maggio 2008 vengono arrestate 25 persone, fra cui Massimo Malvagna, amministratore delegato di Fibe S.p.a., con varie accuse connesse al traffico dei rifiuti.
E' sufficiente tutto ciò, per accendere un campanello d'allarme tra i cittadini anconetani?
19/06/08 - http://www.megachip.info
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