In relazione all'allarmistica notizia riguardante i cani affetti da leishmaniosi riportata il 24 giugno da un'agenzia giornalistica nazionale e già ridimensionata dalla LAV, ecco la smentita raccolta dall'ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani).
Il dottor Roberto Romi, primo ricercatore dell'Istituto Superiore di Sanità, non si riconosce nelle dichiarazioni che la stampa gli ha attribuito in queste ore in fatto di Leishmaniosi canina.
Il lancio di una agenzia di stampa nazionale ha innescato ieri un tam tam allarmistico su radio e giornali, secondo il quale "il miglior amico dell'uomo potrebbe essere anche il piu' pericoloso", proprio a causa della malattia che - sempre secondo le agenzie- "puo' essere letale sia per gli immuno-depressi, sia per i bambini". Ma Romi, presente ieri al convegno Sanit, il forum internazionale della Salute in corso a Roma, non ha mai rilasciato interviste né fatto dichiarazioni attribuibili solo ad una superficiale cronaca giornalistica su una materia scientificamente complessa.
Contattato dall'ANMVI, Roberto Romi ha precisato questa mattina che "la posizione ufficiale dell'ISS è contenuta nel Rapporto ISTISAN n.12/2004 "Linee per il controllo del serbatoio canino della leishmaniosi viscerale zoonotica in Italia""Non possiamo accettare che la materia scientifica sia troppe volte trattata senza competenza e con il gusto dell'allarmismo mediatico facile - dichiara il Presidente dell'ANMVI Carlo Scotti, che aggiunge: "tutto questo non è rispettoso della ricerca scientifica nazionale e dei progressi della medicina veterinaria".
A proposito della leishmaniosi, il Presidente dell'ANMVI precisa: "Se è vero che questa zoonosi per la tropicalizzazione del nostro clima si è ormai diffusa in tutte le aree del nostro paese, con percentuali di cani infetti, in alcune aree, anche molto elevate, è altrettanto vero che il rapporto tra il cane e l'uomo va improntato ad una maggiore serenità sulla base degli interventi che oggi la scienza veterinaria è in grado di offrire. Nell'ambito della più grande Società scientifica della veterinaria nazionale, la SCIVAC, è attivo un Gruppo di Studio sulla Leishmaniosi Canina i cui studi dimostrano che un cane di proprietà, sottoposto a regolari ed adeguate cure veterinarie non solo non mette a rischio i familiari, ma può addirittura avere una buona qualità di vita".
Nei cani senza proprietario, il problema è strettamente collegato ad un efficiente controllo del fenomeno del randagismo. Spiega il dottor Luigi Gradoni, Dirigente di ricerca del Dipartimento di malattie infettive parassitarie e immunomediate dell'ISS, che adeguati interventi di prevenzione e di controllo nei canili consentono di rilevare situazioni ottimali: "esiste una casistica di numerosi cani in buona salute clinica pur con dichiarata leishmaniosi e che vengono comunque adottati, perché la sensibilità, anche nelle zone endemiche, è cresciuta e chi adotta sa come comportasi. Anche se in casa c'è un anziano o un bambino". Il cane leishmaniotico, aggiunge Gradoni, "non è un cane da nascondere e questa malattia non è più un tabù". Rispetto ad anni fa, in cui la malattia non conosceva adeguate soluzioni di intervento, anche l'opzione della soppressione va messa in secondo piano. "Nelle Linee Guida dell'ISS non troviamo indicazioni di abbattimento- conclude Gradoni- l'eutanasia non è una misura di prevenzione e va ormai considerata solo per il benessere dell'animale e solo in alcuni casi limite (Anmivioggi)
26/06/08 - http://www.lav.it
sabato 28 giugno 2008
Leishmaniosi: ANMVI no a isterismi mediatici
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